Dyng empire
Dove vivo io l’eco della realtà mi giunge attutito, come qualcosa
che appartenga ad un altro mondo lontano dal mio.
Per strada vedo ogni giorno partire le legioni per difendere
l’impero dalle infinite orde di barbari che ogni giorno cercano di distruggerci,
ma sebbene ad ogni battaglia i generali richiamino sempre più soldati
verso le frontiere, gli araldi imperiali ci annunciano che dobbiamo continuare
a lottare perché la guerra sarà ancora lunga.
Per vincere siamo chiamati ogni giorno a compiere maggiori
sacrifici, ma lo facciamo perché non dobbiamo permettere che i barbari vincano,
anche se nessuno ci sa dire se e come riusciremo a vincere.
Ogni giorno perdiamo sempre nuovi territori e mandiamo sempre
maggiori truppe al fronte, ma il nostro impero è talmente vasto che non abbiamo
la percezione della realtà: per chi vive nel sonnecchiante centro dell’impero
nomi come Londinium, Lodz, Quebec, Nicopoli o Kabul significano poco, dato che
sono al di fuori del nostro orizzonte quotidiano.
Non abbiamo neppure idea di chi siano di preciso questi barbari,
ma sappiamo che vogliono distruggerci e questo ci basta, dato che non abbiamo
l’interesse a sapere nient’altro su di loro poiché ciò richiederebbe troppo
impegno per le nostre stanche e deboli menti.
Intanto nella capitale i giochi al circo continuano e passiamo le
giornate a discutere sui combattimenti dei gladiatori o sulle dorate vite dei
membri dell’aristocrazia, dato che queste cose sono d’importanza vitale poiché
non richiedono troppo impegno e sono molto più vicine a noi, rispetto alle
battaglie combattute in dei luoghi dimenticati persino dagli dei.
Perdiamo una battaglia? L’impero e vasto e ricco, perciò possiamo
inviare altre truppe e continuare la nostra vita. Ogni tanto qualche folle
sostiene che non possiamo andare avanti così e che stiamo correndo verso
l’abisso, ma lo dicono sempre e non voglio pensare a cosa accadrebbe se fosse
vero.
E’ autunno e nelle vigne i grappoli d’uva ci aspettano pronti ad
essere colti, insieme alla polvere bianca venuta al di là delle colonne
d’Ercole.
Oggi i gladiatori del Latium si scontreranno contro quelli della
capitale, e allora le città morenti ritorneranno all’antica vita per poi
sprofondare nel sonno una volta chiuso lo spettacolo.
Noi non vogliamo vivere, lo facciano i popoli più giovani, che un
giorno invecchieranno e diventeranno come noi.
Crescere e svegliarsi è doloroso, noi desideriamo vivere nel
nostro sonno drogato anche se più spesso abbiamo degli incubi che non sempre
riusciamo a ricordare. Lasciateci dormire come quei fortunati che sono in coma
da anni, loro non devono preoccuparsi di vivere dato che c’è gente che lo fa al
posto loro e per loro.
C’è un fantasma che si aggira nella vita e si chiama realtà, ma i
nostri sacerdoti possono ricacciarlo nelle dimensioni innominabili da cui è
venuto per distruggerci.
Nunc est dormiendum (adesso
bisogna dormire). Salve Morfeo,
accettaci come tuoi servi e noi saremmo lieti di bruciare in sacrificio la
nostra coscienza ai tuoi piedi!
Oh Entropia nostra unica Signora, il tuo tocco freddo che piano
piano riduce i battiti di ogni cuore è meraviglioso, solo Tu puoi donarci
quella pace di cui la nostra vita è una debole imitazione!
Stendiamoci e assistiamo impotenti ma affascinati e gioiosamente
perversi allo stesso tempo alla fine di tutto, traendo un piacere malato dalla
progressiva distruzione della realtà!
Oh Noctifero, colpiscici con la tua falce e spegni la nostra vita,
fallo adesso!
Grottaferrata, 17 settembre 2011
Note
Ogni giorno sono stupito dal fatto che sebbene il mondo che noi
occidentali conosciamo si stia disintegrando, in Italia la gente continui a
vivere normalmente (magari sopportando mugugnando più sacrifici di prima).
Effettivamente tutti si lamentano, ma poi queste lamentele non hanno
nessuno sbocco concreto e continuiamo a vivere come se non accadesse nulla,
parlando sempre delle solite banalità che soffocano la nostra vera vita.
Per questi motivi ho deciso di scrivere Dyng empire (non ho idea a che genere appartenga, forse è una poesia), in modo da
esprimere questa sensazione di disagio che sento dentro di me sempre più forte
ad ogni giorno che passa.
A rileggerla sembra un elogio del nichilismo e un incitamento a fuggire
dalla vita ma in realtà è esattamente l’opposto, ovvero un attacco violento
contro questi comportamenti.
Come stile ho usato apposta un linguaggio a tratti arcaico, dato che
all’inizio volevo fare un parallelo tra la civiltà occidentale e l’impero
romano durante il suo declino, anche se ho incluso altre realtà storiche, dato
che alla fine ho deciso di estendere il concetto di sgretolamento ad ogni
impero.
In ordine mi sono riferito a delle città appartenenti agli imperi
romano, nazista, francese del XVIII secolo, bizantino e sovietico.
Può sembrare incredibile ma quando uso il termine barbari non mi
riferisco agli immigrati, ma all’attuale situazione finanziaria:se ci pensate i
derivati e gli spread sono altrettanto distruttivi e remoti degli Unni o dei
Visigoti. Lo stesso discorso vale per le legioni inviate a difendere le
frontiere che in realtà rappresentano le risorse che le borse bruciano con
indifferenza ogni giorno.
Il Noctifero è una divinità del brand Warhammer 40000, che ha l’aspetto
di un’enorme fantasma armato di una falce, che desidera divorare e spegnere
ogni forma di vita.
Probabilmente Dyng empire è un inno perverso all’entropia, vista come
una scappatoia per non crescere e diventare maturi, un processo vitale ma
talmente doloroso che molti preferiscono evitarlo.
Peccato che il prezzo da pagare per rimanere eternamente bambini sia la
morte dello spirito, rinunciando così a tutte quelle cose meravigliose che
purtroppo si ottengono solo col dolore della crescita.
Kipling sosteneva che il fardello dell’uomo bianco sia di portare la
civiltà alle razze inferiori:io credo che il fardello dell’Uomo sia provare a
superare i propri limiti e a evolversi spiritualmente, ma purtroppo per fare
questo le bombe intelligenti servono a poco.